Quindici mesi dopo la visita del presidente russo Vladimir Putin a Trieste, il 26 novembre 2013 contraddistinta dalla “strana” e inedita cessione alla Russia – per otto ore – della sovranità italiana simulata su una parte della Zona A del Territorio Libero di Trieste, la Russia tramite l’ufficio della presidenza della federazione russa per le relazioni con le Organizzazioni, il 17 febbraio 2015 ha inviato ad un direttore di Triest NGO una email (link) nella quale ha comunicato alla nostra organizzazione la “considerazione e la trasmissione” dei documenti inerenti il mancato rispetto da parte italiana del Trattato di pace di Parigi da noi inviati a Putin e poi, dal suo ufficio inoltrati al Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, per competenza.
Si tratta della prima di una serie di cinque email inviateci a testimonianza dell’interesse della Russia per Trieste. Tre dall’ufficio della presidenza, due dal ministero degli esteri russo.
Va ricordato che il 26 novembre 2013 Vladimir Putin arrivò a Trieste proveniente da Roma accompagnato da 11 ministri (in pratica il governo russo al completo) , ufficialmente per siglare 28 accordi “di collaborazione” con l’allora primo ministro italiano Enrico Letta il quale durante la cerimonia di commiato pronunciò l’ormai famoso “viva Trieste, Trieste libera.”
Le domande seguenti quella visita che probabilmente non avranno mai risposta sono:
1) Perchè è stata scomodata una colossale macchina organizzativa per trasferire 200 persone componenti la delegazione russa, sicurezza personale di Putin compresa, quando i 28 accordi sarebbero potuti esser firmati a Roma con solo un paio d’ore di ulteriore permanenza nella capitale, senza venire fino a Trieste?
2) Come mai il percorso dall’aeroporto di Ronchi fino a Trieste, fu affidato ai responsabili della sicurezza russi solo coadiuvati dai militari italiani?
3) Quando e in quale altra città del mondo, sia pure in occasione della visita di un importante capo di Stato, il personale della prefettura e del comune è stato obbligato a rimanere a casa in ferie per due giorni, allo scopo di essere sostituito dalle forze speciali di un altro Stato e tutte le comunicazioni via cavo e via etere, sono passate per l’intera durata della visita – ed oltre – sotto il controllo dei tecnici militari della nazione ospitata?
Tornando alla email, protocollata con la sigla I 5717 va detto che per il linguaggio diplomatico anche la “semplice” risposta dei collaboratori di Putin firmata dal funzionario N.Pozhitkov costituisce una forma di riconoscimento nei confronti del mittente e delle sue istanze, “considerazione” d’altro canto esplicitamente espressa nel contenuto stesso della email.
L’ email I 5717 rappresenta la prima manifestazione d’interesse per il Territorio Libero di Trieste da parte di una delle potenze firmatarie del Trattato di pace di Parigi dall’ottobre del 1954.
E D S. Gombač