Da aprile 2022 è in vigore il divieto di passaggio e attracco nei porti italiani per le navi russe a causa delle sanzioni imposte alla Russia per il conflitto in Ucraina.
Una circolare del Comando Generale delle Autorità Portuali italiane, che recepisce il regolamento dell’Unione Europea dell’8 aprile sulle misure restrittive nei confronti della Russia, stabilisce che “è stato inserito l’articolo 3 sexies bis che vieta l’accesso ai porti nazionali alle navi battenti bandiera russa, dopo il 16 aprile 2022; questa misura si applica anche alle navi che hanno cambiato bandiera, da russa a qualsiasi altra nazionalità, dopo il 24 febbraio 2022”.
Tuttavia, il Porto Franco internazionale di Trieste non può essere considerato un porto nazionale italiano in quanto ha uno status unico di “Porto Franco” all’interno dell’area geografica europea in virtù del Trattato di Pace di Parigi del 1947. Il trattato, infatti, è anteriore alla costituzione dell’Unione Europea e quindi pienamente recepito e riconosciuto dalla normativa UE ed ha la Russia tra i suoi firmatari, nella posizione privilegiata di una delle Potenze Alleate che vinse la Seconda guerra mondiale.
Lo status di “Porto Franco” per il porto di Trieste è previsto dal Trattato di Pace ed è regolato dal suo Allegato VIII, in vigore e recepito nel Memorandum di Londra del 1954. Esso prevede il diritto di accesso e fruizione a tutti gli Stati senza alcun privilegio o esclusione. L’articolo 1 dell’allegato VIII afferma: “Al fine di garantire che il porto e le strutture di transito di Trieste siano disponibili per l’uso su base eguale da tutto il commercio internazionale e dalla [ex] Jugoslavia, dall’Italia e dagli stati dell’Europa centrale, secondo le modalità abituale negli altri porti franchi del mondo. Le merci che passeranno per il Porto Franco di Trieste godranno della libertà di transito”. Mentre l’articolo 5 afferma che “alle navi mercantili e merci di tutti i paesi sarà consentito l’accesso illimitato al porto franco”.
A prescindere da ogni valutazione sul conflitto in corso in Ucraina, si segnala che il divieto emanato dallo Stato italiano nei confronti delle navi russe applicato al Porto di Trieste vìola gli obblighi internazionali assunti, limita la libera circolazione delle navi e delle merci di tutti i paesi e costituisce un precedente che attualmente interessa la Russia. Ma, in futuro, potrebbe riguardare chiunque a discrezione dello Stato italiano, Stato che va ricordato, ha la mera amministrazione del porto di Trieste che è un’area internazionale che si trova fuori dai suoi confini politici.
Attualmente il 90% delle attività del Porto di Trieste è rivolto al mercato internazionale e solo il 10% al mercato italiano. Paesi che NON applicano sanzioni alla Russia, come Israele e Turchia (come d’altronde la grande maggioranza dei Paesi ONU) intrattengono rapporti intensi con il Porto Franco, mentre Paesi europei come Ungheria e Germania hanno terminal e diritto di applicare politiche diverse da quelli italiani in tema di sanzioni. Il terminal dell’oleodotto TAL-SIOT opera a Trieste in regime di Porto Franco internazionale, che finora ha fornito petrolio a Germania, Austria e Repubblica Ceca per la maggior parte del loro fabbisogno nazionale e proveniente principalmente dal Mar Nero.
La circolare del Comando Generale delle Autorità Portuali prevede che “le autorità competenti possono autorizzare una nave ad accedere ad un porto, alle condizioni che ritengano opportune”, se ciò è necessario per “l’acquisto, l’importazione o il trasporto verso l’Unione Europea di gas naturale e petrolio, compresi i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, titanio, alluminio, rame, nichel, palladio, minerali di ferro, nonché alcuni prodotti chimici e ferrosi elencati”. Tuttavia, non può ritenersi accettabile che un Porto internazionale funzioni a discrezione di un ente locale come l’Autorità Portuale di Trieste con direttive impartite di propria iniziativa, tra cui chi ammettere e chi no e con quali condizioni, perfino a danno dei traffici commerciali propri e di quelli della comunità internazionale.
Questo fatto costituisce un pericoloso precedente contro la libertà del commercio internazionale, la libertà di navigazione, lo stato di diritto, l’interesse della comunità internazionale e la pacifica convivenza.
Tutti i popoli del mondo aspirano alla pace, alla tutela dei diritti umani e della libertà, e tra queste libertà si colloca anche il diritto al commercio per migliorare le proprie condizioni economiche e sociali.
Il Porto Franco di Trieste è stato concepito nel 1947 dalla comunità internazionale nel secondo dopoguerra, come strumento per lo sviluppo economico di tutti gli Stati del mondo. Le sue prerogative e il suo statuto speciale devono essere rispettati. Le disposizioni dei trattati internazionali non possono essere violate per alcun motivo e al fine del danno di molti e per il bene di nessuno.