Nel 1947 gli Stati Uniti tramite l’ECA (Economic Cooperation Administration) fecero entrare Trieste assieme al suo Territorio nella lista dei Paesi beneficiari della somma di 14 miliardi di dollari. Cifra in grado di ristabilire le sorti dell’Europa rasa al suolo a due anni dalla fine della Guerra. Per lo scarso peso politico dei cittadini del TLT/STO, impossibilitati a reggere lo scontro tra i due blocchi mondiali, i fondi destinati a creare un Territorio ONU nel centro dell’Europa – vero unicum mondiale – finirono invece per essere ripartiti, o per meglio dire SCIACALLATI fra l’Italia e più specificatamente alla Democrazia Cristiana ed alla sua politica nazionalistica egemone, alla Jugoslavia, divenuta “semi/alleato” dopo il voltafaccia di Tito a Stalin, beneficiando Belgrado con armamenti, cereali e titoli di stato USA ed ultima, ma non per importanza, di quei denari godette anche la retrograda massoneria triestina, quella filo italiana che avrebbe voluto solo l’internazionalizzazione del porto e che da più di sessant’anni non capisce e non può capire che l’all. VIII non è applicabile senza l’esistenza de facto del TLT/STO/FTT.
Trieste, assieme al suo Territorio, se avesse potuto gestire secondo i dettami del Trattato di pace quei fondi, sarebbe stata proiettata avanti di cinquant’anni nel futuro, avremmo parlato tutti, da Duino a Cittanova l’italiano, lo sloveno e sicuramente anche l’inglese, non ci sarebbe stato l’esodo dalla parte slovena e croata della Zona B e saremmo stati l’unico Porto di riferimento del centro Europa, non solo come zona portuale, ma anche come centro finanziario e culturale. Le leggi sono ancora li, a nostra disposizione, sospese e potenzialmente riattivabili. E’ un discorso che trascende gli stretti schemi mentali a cui siamo ormai abituati. Destra, sinistra e nazionalismi c’entrano nulla. Trieste assieme al suo Territorio è Zona Internazionale.