INTERMODAL ASIA 2019, One Belt One Road Forum
TRIESTE, TERRITORIO E PORTO LIBERO CAPOLINEA DELLA VIA DELLA SETA: LA QUESTIONE IRRISOLTA ALLE PORTE DELL’EUROPA CENTRALE
Shanghai, 23 Maggio 2019
Di seguito il testo dell’intervento di TRIEST NGO
TRIEST è un’organizzazione non governativa fondata nell’aprile 2013, senza scopo di lucro, finanziata da libere donazioni e composta da cittadini che svolgono la loro opera a titolo gratuito.
Le finalità di TRIEST NGO consistono nel portare a conoscenza e sensibilizzare le organizzazioni internazionali, i Governi ed i cittadini, e più in generale, tutti gli stakeholder interessati alla questione del Territorio Libero di Trieste (TLT)/Free Territory of Trieste (FTT), del suo Porto franco internazionale e al rispetto dei Diritti Umani per i cittadini di questo Territorio.
L’attività principale di TRIEST NGO è quella di riportare il totale inadempimento delle attuali leggi internazionali che determinano l’esistenza del Territorio Libero di Trieste e la violazione del Diritto allo Sviluppo per i cittadini di questo Territorio. L’organizzazione svolge le sue azioni principalmente ripristinando la verità storica sul Territorio Libero di Trieste, rendendola nota a livello locale ed internazionale, denunciando le violazioni dei diritti umani subite dai suoi cittadini. Le leggi in vigore per il Territorio sono state, e sono tuttora, negate, falsificate, ignorate e manipolate dagli Stati che hanno sempre avuto interessi economici, politici e militari su quest’area.
Dal 2011 ad oggi, i cittadini del Territorio Libero di Trieste si sono progressivamente riorganizzati spontaneamente dando vita a movimenti ed organizzazioni, con il fine di far valere pacificamente e con decisione i propri diritti.
TRIEST NGO raccoglie e rappresenta le speranze della cittadinanza per un futuro migliore, nel quale il Trattato di Pace del 1947 ed i loro Diritti vengano rispettati e nel quale le potenzialità di sviluppo specifiche insite di questo Territorio, principalmente il Porto franco internazionale di Trieste e le sue Free Zone, vengano pienamente realizzate portando così fattivamente ad un benessere collettivo ed individuale.
Oggi TRIEST NGO è qui per delineare la Questione di Trieste e spiegare le potenzialità del suo Free Port inserito nel contesto della Via della Seta Marittima.
Quello di Trieste è stato il principale porto dell’impero Austro-ungarico, dal 18 marzo 1719, grazie alla proclamazione a Porto franco dell’Imperatore Carlo VI d’Asburgo. Da allora in poi, Trieste conobbe un inarrestabile periodo fiorente, divenendo nell’impero Austro-ungarico assieme a Vienna, Budapest e Praga, in poche parole, il riferimento culturale oltreché economico e finanziario per tutto il centro Europa. Gli immensi magazzini del Punto franco nord erano i depositi di cereali per l’Austria e la Baviera, e vi prosperava ogni tipo di attività. Tutto ciò fini con la prima invasione dell’Italia nel 1918. Trieste annessa all’Italia perse il suo sterminato retroterra naturale per divenire un insignificante scalo posto all’estrema periferia orientale di uno Stato di cui non ha mai fatto parte.
Il porto franco internazionale di Trieste, situato nel cuore dell’Europa è oggi un Free Port a seguito dell’Allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, inteso quale strumento economico del Territorio Libero di Trieste, concepito per esso e per gli Stati del centro Europa e dell’area balcanica/danubiana. Per meglio comprendere la questione è necessario esporre una breve premessa storica.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con la Risoluzione 16 del 10 gennaio 1947, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite definì l’esistenza del Territorio Libero di Trieste e il Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947 ne confermò gli aspetti legislativi propri di uno Stato sovrano, neutrale e smilitarizzato. Il Trattato di Pace entrò in vigore il 15 settembre dello stesso anno. Essendo impossibile modificarlo, può essere solo attuato, ed è tuttora in vigore ed è stato recepito anche nella legislazione italiana sin dal 1947.
Il Territorio Libero venne approvato e riconosciuto assieme ai suoi tre strumenti, allegati e parte integrante del Trattato di Pace. Questi sono: 1) Statuto Permanente del Territorio Libero di Trieste (Allegato VI); 2) Strumento per il regime provvisorio del Territorio Libero di Trieste (Allegato VII); 3) Strumento per il Porto Libero di Trieste (Allegato VIII).
Il Territorio Libero di Trieste venne – ed è tuttora – definito dagli articoli 4, 21, 22 e dagli Allegati VI, VII, VIII al Trattato di Pace. L’articolo 21 del Trattato di Pace stabilisce che:
È costituito in forza del presente Trattato il Territorio Libero di Trieste, consistente dell’area che giace fra il mare Adriatico ed i confini definiti negli articoli 4 e 22 del presente Trattato. Il Territorio Libero di Trieste è riconosciuto dalle Potenze Alleate ed Associate e dall’Italia, le quali convengono, che la sua integrità e indipendenza saranno assicurate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La sovranità italiana sulla zona costituente il Territorio Libero di Trieste, così come esso è sopra definito, cesserà con l’entrata in vigore del presente Trattato.”
Il Consiglio di Sicurezza, e quindi la comunità internazionale, con la Risoluzione 16 si assunse la responsabilità dell’integrità e dell’indipendenza del Territorio Libero di Trieste, condizione sancita definitivamente nel Trattato di Pace. L’amministrazione del TLT venne affidata provvisoriamente e sino alla nomina del Governatore, alle due zone di occupazione militare e rispettivamente: la “zona A”, cioè Trieste assieme al suo Porto, al Governo militare angloamericano e la “zona B” al governo militare jugoslavo.
Nel 1954, non riuscendo a trovare un accordo in capo al Consiglio di Sicurezza sulla nomina del Governatore – volutamente boicottata – i Governi (non gli Stati) di Regno Unito, Stati Uniti d’America, Jugoslavia e d’Italia, siglarono il Memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954. Il 26 ottobre, le forze armate angloamericane lasciarono Trieste e l’esercito italiano fece ingresso nella “smilitarizzata” zona A. Il Memorandum non essendo un Trattato, doveva delineare l’intento del passaggio di consegne dall’amministrazione militare a quella civile e non – ovviamente – un cambio di sovranità.
In realtà e nei fatti, il Memorandum d’intesa di Londra del 1954, era una lettera d’intenti priva della caratteristica vincolante e normativa propria dei trattati, come quello di Pace di Parigi del 1947. Il Memorandum servì all’epoca solamente come strumento politico per ingannare l’opinione pubblica sul suo reale obbiettivo, cioè quello di occupare prima ed annettere illegalmente poi, il Territorio Libero di Trieste – Stato così spartito tra Italia e Jugoslavia in violazione del diritto internazionale – grazie anche all’assordante silenzio della comunità internazionale e delle Nazioni Unite che si erano assunte la responsabilità di assicurare invece la sua integrità ed indipendenza.
I cittadini sono stati privati non solo della loro legittima Cittadinanza del Territorio Libero di Trieste, come definita dall’articolo 6 dell’Allegato VI del Trattato di Pace, quindi di tutti i diritti civili e politici in qualità di cittadini di questo Territorio, ma a loro è stato anche negato il Diritto allo Sviluppo, diritto umano inalienabile. Infatti, lo sviluppo del Porto Libero di Trieste, come principale risorsa del Territorio, è stato impedito e l’economia della città e delle zone circostanti bloccata.
Ad oggi, l’Allegato VIII – Strumento per il Porto Libero di Trieste – non è ancora stato applicato dal Governo italiano. Tale inadempienza ha provocato una profonda crisi economica, occupazionale e sociale, via via aggravatasi nel tempo.
Oggi, non solo Trieste potrebbe beneficiare dei vantaggi derivanti dallo sviluppo del Porto franco internazionale ma anche gli Stati che hanno sempre avuto Trieste come loro naturale punto di riferimento geografico, oltre a tutti gli Stati del mondo, che intendono sviluppare relazioni economiche con il centro Europa.
Il porto libero di Trieste è situato al centro/sud dell’Europa, incastonato nell’estrema propaggine nord est del mar Mediterraneo. I fondali del porto di Trieste variano tra i 14 e i 22 metri, e consentono l’attracco a qualsiasi nave che attraversa il canale di Suez. E’ diviso in due aree: il Porto Nuovo ed il Porto Vecchio, ed entrambe misurano oltre 65 ettari e sono collegate tra loro dalla cosiddetta “linea di cintura”, una moderna linea ferroviaria sotterranea passante sotto l’area urbana di Trieste, oggi INUTILIZZATA.
L’Italia oggi, pur non avendo de jure la sovranità sul porto di Trieste, sta tentando di urbanizzare l’area del Porto Vecchio sottraendolo così illegalmente al demanio del TLT e alla comunità internazionale, essendo il Free Port posto sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza ONU. L’Italia vorrebbe trasformare questa vasta zona, in un polo museale, turistico, croceristico, congressuale e/o urbano, tutto fuorché per le reali attività produttive ed imprenditoriali per la quale è stato voluto.
Il Free Port di Trieste comprende cinque punti franchi specifici: il Punto franco nord (il cosiddetto Porto Vecchio) trasposizione della Città mercato austriaca, ove possono esser svolti oltre settanta rami di attività, comprese quelle bancaria assicurativa e finanziaria, gli altri punti franchi sono destinati ai petroli, al legname ed agli insediamenti industriali in regime extraterritoriale ed extra UE. Dall’imbocco SIOT del Free Port di Trieste parte il petrolio greggio verso la Germania a coprire il 30% del fabbisogno energetico tedesco
All’interno dei punti franchi, oltre all’attività primaria inerente il traffico dei container, con l’Allegato VIII è prevista, soprattutto, l’attività emporiale, la trasformazione delle merci in regime extra-doganale ed extraterritoriale, potenzialmente la vera incalcolabile fonte di ricchezza e sviluppo, condizione però esistente solo sulla carta, oggi irrealizzata a causa del boicottaggio italiano compiuto in primis con l’imposizione dell’insuperabile sbarramento del sistema burocratico italiano e delle tasse italiane.
Le basi legali del Free Port of Trieste, oggi sono le seguenti:
- La 16 Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (S/RES/16) del 10 gennaio 1947;
- Il Trattato di Pace con l’Italia firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 con Allegati (articoli 4, 21, 22, 85; Allegati VI, VII, VIII)
Il Porto Libero di Trieste è indivisibile dal Territorio Libero di Trieste, entrambi sono interconnessi. L’allegato VIII prevede che “Il Porto Libero è istituito ed amministrato come una corporazione di Stato del Territorio Libero” (Allegato VIII, articolo 2) e che esso deve essere amministrato da una Commissione Internazionale, composta da più Stati.
Inoltre che, “l’istituzione di zone speciali nel Porto Libero sotto la giurisdizione esclusiva di uno Stato qualunque è incompatibile con lo status del Territorio Libero e del Porto Libero” (Allegato VIII, articolo 3) come invece avviene adesso sotto quella dello Stato italiano, Stato – che ricordiamo – non ha la sovranità su di esso. Un dato importante è anche che il porto di Trieste è – de jure – non solo una zona internazionale ma anche una zona extra-europea.
TRIEST NGO intende far istituire la “Commissione internazionale del Porto Libero – International Commission of the Free Port,” (Allegato VIII, articolo 21 e seguenti), unico soggetto in grado di far sviluppare in modo adeguato il Porto e le sue Free Zone, nell’interesse primario della popolazione e degli Stati dell’area balcanico/danubiana, ma più in generale di tutti gli Stati del mondo.
L’applicazione de facto dell’Allegato VIII, determinerà sicuramente lo sviluppo del Porto Libero di Trieste, con conseguente forte incremento occupazionale e relativo miglioramento delle condizioni economiche e sociali della popolazione, così come avviene in tutte le Free Zone mondiali.
Lo sviluppo del Porto Libero di Trieste è interconnesso anche ai diritti civili e politici collegati al Diritto alla Cittadinanza, tramite l’istituzione dell’Assemblea Popolare composta da cittadini del Territorio Libero di Trieste, detentori della responsabilità, oltreché al diritto, dello sviluppo del Territorio. Ad oggi tale naturale stato di cose è totalmente negato ed è controllato esclusivamente dallo Stato italiano, il quale ne è anche esclusivo e diretto beneficiario dei sui introiti.
Questi due elementi di diritto apparentemente disgiunti sono in realtà profondamente interconnessi tra loro: l’Allegato VIII è lo strumento economico pratico per lo sviluppo del Porto Libero/Territorio Libero e la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite A/RES/41/128 del 04.12.1986 fornisce invece la linea di condotta attraverso la quale questo strumento deve essere finalizzato.
Infatti, l’Allegato VIII non riguarda esclusivamente e in maniera limitata il Porto Libero di Trieste in quanto tale, ma è la risorsa “naturale” principale di cui il Territorio dispone e che per il TLT è stata concepita. Non di certo ad esclusivo beneficio di Roma, cioè di un altro Stato.
Questa risorsa deve essere sviluppata al fine dell’ottenimento del benessere collettivo e individuale, non solo di Trieste, assieme al rispetto di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali.
Secondo quanto stabilito dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sul Diritto allo Sviluppo:
Il diritto allo sviluppo è un diritto umano inalienabile in virtù del quale ogni persona umana e tutti i popoli sono legittimati a partecipare, a contribuire e a beneficiare dello sviluppo economico, sociale, culturale e politico, in cui tutti i diritti umani e tutte le libertà fondamentali possano essere pienamente realizzati. Il diritto umano allo sviluppo implica anche la piena realizzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione che comprende, sulla base delle previsioni di ambedue i Patti internazionali sui diritti umani, l’esercizio del loro inalienabile diritto alla piena sovranità su tutte le loro ricchezze e risorse naturali.”
Ne risulta evidente che lo sviluppo del Porto franco internazionale di Trieste deve avvenire, come stabilito, attraverso il rispetto e l’applicazione di tutti i diritti dei cittadini di questo Territorio. Soltanto in questo modo, i benefici economici, e di conseguenza sociali derivanti dall’applicazione dell’Allegato VIII potranno essere orientati a vantaggio di questo Territorio e dei suoi abitanti e di tutti gli Stati che intendano beneficiare del suo status legale unico nel cuore dell’Europa: free zone, internazionale ed extra-UE.
Certamente l’uso del porto libero internazionale di Trieste inserito nella Belt and Road Initiative (BRI), porterebbe beneficio e sviluppo alla comunità internazionale.
Il 23 marzo 2019 il governo italiano ed il Presidente Xi Jinping hanno firmato il Memorandum d’intesa sulla collaborazione nell’ambito della “Via della Seta economica e dell’iniziativa per una Via della Seta Marittima del 21° secolo” nel quale, le Parti si sono impegnate alla promozione di uno sviluppo sostenibile e quanto stabilito nella “Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo” dovrebbe essere ritenuto la linea guida su come raggiungerlo.
Le Parti intendono rispettare le leggi in conformità con gli obblighi internazionali, cui il Trattato di Pace di Parigi del 1947 è la base legale del Porto Franco internazionale insieme al Territorio Libero di Trieste, nonché all’osservanza degli scopi e dei princìpi espressi nella Carta delle Nazioni Unite, che nel suo preambolo così afferma:
“Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi […] a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà”
Ci auspichiamo che questo possa essere oggi, il punto di partenza dal quale ripartire e costruire un futuro di benessere e prosperità per Trieste, ma anche la soluzione win – win per tutti gli Stati che intendano fare parte della Belt and Road Initiative e beneficiare di questo grande progetto.
Noi della TRIEST NGO, come cittadini di Trieste e portavoce delle aspirazioni di sviluppo della nostra città e delle speranze della nostra gente, confidiamo in questo.
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