Quella che segue è la prima parte del nostro invervento davanti al CESCR (Comitato ONU per i Diritti Economici, Sociali e Culturali) del 24 Settembre 2015, dove abbiamo potuto comunicare, per la prima volta nella storia di Trieste, la realtà dell’incredibile e gravissima situazione attuale sul Porto Libero di Trieste direttamente ad un comitato ONU.
Stimati membri della commissione,
l’Italia ha commesso serie e sistematiche violazioni ai Diritti Economici, Sociali e Culturali dei cittadini di Trieste, specialmente per quanto riguarda il Free Port della città.
Il nostro Free Port è regolato dall’Allegato VIII al Trattato di Pace con l’Italia del 1947, che è parte dell’ordinamento italiano sin dal 1952 (n.3054/1952)
Ma, ancora più importante, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU definì lo status del Free Port durante la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU numero 16, adottata nel 1947, lo stesso anno del Trattato di Pace.
Questi fatti sono stati riconosciuti dal Tribunale Amministrativo (TAR) Italiano, così come da altri Paesi (es. gli Stati Uniti d’America, nello specifico dal Dipartimento di Stato US) e persino dagli accordi del WTO/GATT.
Nel 1954, con il Memorandum di Londra, il governo italiano ottenne l’amministrazione civile della città di Trieste e si impegnò a rispettare gli Articoli dall’1 al 20 dell’Allegato VIII al Trattato di Pace. Da allora, il governo italiano ha, al contrario, chiaramente violato tutte queste disposizioni, disattendendo i relativi obblighi nei confronti del Territorio Libero di Trieste.
Facciamo un breve esempio. L’Articolo 18.2 dell’Allegato VIII stabilisce che: “il direttore del Porto Libero non potrà essere nè un cittadino della Jugoslavia nè un cittadino dell’Italia“. Nonostante questo chiaro requisito, ogni direttore nominato dall’Amministrazione Italiana sin dal 1954 è stato un cittadino italiano!
Questa violazione è clamorosa ed è necessario porvi rimedio il prima possibile. Come ulteriore esempio, l’Articolo 18.3 afferma che: “in tutte le assunzioni di personale, la preferenza sarà data ai cittadini del Territorio Libero“; questa preferenza non è mai stata applicata, in palese violazione alla Convenzione Internazionale dei diritti Economici, Sociali e Culturali. E questi sono solo un esempio della serie di continue violazioni che l’Italia ha commesso durante gli ultimi 60 anni.
Inoltre, noi abbiamo recentemente richiesto e acquisito un Expertise redatto da rinomati esperti di Diritto Pubblico Internazionale, i Professori Guglielmo Verdirame del King’s College di Londra e Thomas Grant di Cambridge, che afferma che: “[il] Riconoscimento dell’esistenza di un obbligo non corrisponde all’ottemperanza dell’obbligo. Se vi sia una violazione delle disposizioni del Trattato di Pace riguardanti il porto, ciò dipende da come l’Italia gestisce al momento il porto“.
E’ altresì evidente che l’amministrazione del Governo Italiano del Territorio Libero di Trieste è stata insufficiente sin dal 1954, e la creazione di leggi italiane volte a modificare e/o limitare lo status dell’area ha portato all’instaurazione di una situazione de facto nella quale qualsiasi sviluppo economico sia limitato e anzi, praticamente impossibile.
Le Leggi Internazionali esistenti definite dal Trattato di Pace furono sufficienti a gestire il Porto tra il 1947 e il 1954.
Di tutto ciò hanno preso coscienza sempre più cittadini di Trieste solo negli ultimi anni, per il semplice fatto che le nuove tecnologie ora permettono, per la prima volta, un flusso libero di informazioni. Per decenni, tutto ciò fu censurato da tutti i media principali.
Migliaia e migliaia di Triestini hanno reagito a queste nuove informazioni in maniera estremamente civile, organizzando e prendendo parte, lungo le vie di Trieste, alle più grandi manifestazioni mai viste da decenni riguardanti i propri diritti socioeconomici . Tuttavia, persino queste manifestazioni di massa sono state completamente censurate dai media locali e nazionali, e completamente ignorate dai politici locali e dall’amministrazione italiana.
Per essere chiari su questo aspetto, se questi stessi raduni di massa avessero avuto luogo in qualsiasi altro contesto democratico, avrebbero dato il via ad una dinamica fase di civile discussione riguardante un tema così cruciale per Trieste.
Tuttavia, la reazione italiana è stata quella, una volta ancora, di ignorare i cittadini.
Ancora peggio: il governo italiano ha iniziato, dopo l’aggiunta all’ultimo minuto e senza alcun dibattito di tre paragrafi all’articolo 272 della Legge si Stabilità 2015, una procedura illegale nell’International Free Port di Trieste, affermando per esempio che: “il commissario di governo […] adotterà le misure necessarie per spostare il regime di diritto internazionale dal Porto Vecchio ad altre aree appositamente individuate“, in palese contrasto con l’Articolo 3.1 dell’Allegato VIII al Trattato di Pace, che afferma esplicitamente come il Porto Vecchio debba essere incluso nell’area di Porto Franco!
Pertanto, anziché adeguarsi ai trattati internazionali, l’Italia sta apertamente violandoli, ignorando il Diritto Internazionale, così come i Diritti Sociali, Culturali ed Economici dei cittadini di Trieste, e sta cercando di farla franca.
Questo non accadrà: una tale legge non avrebbe dovuto nemmeno essere concepita, ed è un ulteriore esempio dell’intenzione dell’Italia di continuare ad agire in violazione dei Trattati Internazionali, anzichè finalmente agire in loro osservanza.
Inoltre, recentemente, appena un mese fa, il 26 agosto, è stato organizzato – con la partecipazione della quasi totalità dei lavoratori portuali – uno sciopero, al fine di richiedere l’urgente e completa applicazione dell’Allegato VIII al Trattato di Pace.
La prima reazione dell’amministrazione italiana a queste proteste è stata di ignorare tale richiesta, nonchè di richiamare una pattuglia di poliziotti, appositamente provenienti da fuori Trieste, per fronteggiare i lavoratori del Free Port.
Avendo:
- agito continuamente in violazione del Diritto Internazionale, contro la cooperazione internazionale e i mutui benefici,
- ignorato la naturale ricchezza di Trieste, che giace nella sua posizione geografica e nel suo porto con fondali profondi,
- espletato un coinvolgimento in un territorio al momento non auto-governato come il nostro,
- palesemente ostacolato – per decenni – qualsiasi ordinamento tecnico o politica proattiva e tecnica, e
- creato leggi e amministrato in modo tale da impedire qualsiasi sviluppo legale ed economico del nostro Free Port;
l’Italia ha commesso serie e sistematiche violazioni alla Convenzione Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali.
Oggi, l’Italia è chiaramente incapace e restia nell’adempiere ai suoi obblighi internazionali. Nel frattempo, la città di Trieste ha perso quasi un terzo della popolazione, come diretta conseguenza dell’illegale e improduttiva amministrazione del suo Porto Franco. Occorre sottolineare come, in normali circostanze, un Porto Franco sia un potente volano economico in grado di sostenere alcune fra le più ricche città al mondo!
Considerato che:
- come precedentemente menzionato, il direttore del Free Port non può essere un cittadino italiano o di uno dei successori della Jugoslavia;
- secondo l’Articolo 3.2 dell’Allegato VIII, l’istituzione di zone speciali nel Free Port sotto la giurisdizione esclusiva di uno Stato qualunque è incompatibile con lo status del Territorio Libero e del Free Port; e che:
- il Memorandum del 1954 fu una chiara modifica al Trattato di Pace, non autorizzata dal Consiglio di Sicurezza e dai vari paesi firmatari del Trattato di Pace originale, con l’eccezione di Regno Unito e Stati Uniti. L’Articolo 25 del Trattato di Pace, per esempio, afferma che: “Le proposte per emendamenti per il presente Strumento possono essere presentati al Consiglio di Sicurezza tramite il Consiglio di Governo del Territorio Libero di Trieste o da tre o più Stati rappresentati dalla Commissione Internazionale. Un emendamento approvato dal Consiglio di Sicurezza entrerà in atto alla data stabilita dal Consiglio di Sicurezza“. Questa disposizione è stata completamente ignorata;
- negli articoli dal 21 al 26 una chiara soluzione per una giusta e legale amministrazione del nostro Free Port è definita come “Commissione Internazionale” composta da membri di tutti gli Stati dell’Europa Centrale ed oltre, e questa commissione internazionale “avrà il diritto di investigare e considerare tutte le materie relative alle operazioni, uso, ed all’ amministrazione del Porto Libero o gli aspetti tecnici di transito tra il Porto Franco“.
Allo scopo di risolvere tale questione aperta ed urgente, e per assicurare che l’attuale crisi del porto non peggiori ancora – cosa che accadrà sicuramente se l’Allegato VIII non verrà applicato – noi non vediamo che una sola possibilità: l’internazionalizzazione del Free Port di Trieste, come definito, richiesto ed ordinato dallo stesso Allegato VIII al Trattato di Pace.
Il vostro comitato ha il potere dare una svolta a questa situazione unica ma molto grave.
Come cittadini del Territorio Libero di Trieste, vi auguriamo un lavoro proficuo e libero, al fine di vedere applicate le leggi internazionali nel nostro Free Port e rispettati i diritti umani e civili di centinaia di migliaia di cittadini coinvolti.