Lettera inviata dal Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon al Consiglio di Sicurezza. Analizzati i territori sotto controllo ONU. Per il Territorio Libero di Trieste, oltre ad essere sancita ancora una volta la sola amministrazione civile italiana ed [ex] jugoslava, non viene indicata alcuna data conclusiva, ma il solo cambio di amministrazione civile, che – e su questo non c’è alcun dubbio – non implica alcuna modifica alla sovranità: sono i cittadini del Territorio ad essere sovrani sul proprio Stato.
Triest NGO, fondata nel 2013 allo scopo di affiancare presso le sedi internazionali aventi voce in capitolo sulla questione di Trieste quanto si andava positivamente delineando grazie all’azione popolare nel Territorio Libero di Trieste, in questi anni, pur con gli scarsi mezzi a disposizione e tra grosse difficoltà, ha svolto un intensa attività diplomatica riuscendo, nonostante le farneticanti azioni di disturbo partite proprio da Trieste per mano di chi non vuole realizzare il TLT/STO, ad ottenere un risultato che determinerà nel senso che tutti ci auspichiamo, il futuro di Trieste, del suo Territorio e del suo Porto.
In seguito alla partecipazione attiva in quattro sessioni di lavoro presso la sede ONU di Ginevra, una al Parlamento europeo di Bruxelles e due colloqui all’ambasciata russa di Roma, attività avvenute tra novembre 2014 e novembre 2015, infatti, Triest NGO ha contattato, in incontri riservati, alti commissari ONU e diplomatici russi (questi utimi hanno tenuto a sottolineare di agire per conto del presidente russo Vladimir Putin), ai quali sono stati consegnati i documenti testimonianti le ragioni dei cittadini del TLT e soprattutto è stato loro consegnato l’expertise (studio specializzato) sulla questione di Trieste, primo e unico studio internazionale imparziale sul tema, commissionato da Triest NGO nel 2013 ai professori Tom Grant (Cambridge University) e Guglielmo Verdirame (King’s College London), tramite lo Studio 20 Essex di Londra, uno dei più prestigiosi studi mondiali di Public International Law.
L’importanza della denuncia sulle inadempienze italiane nei confronti del Porto Internazionale di Trieste “port inquiry”. Link, click qui per leggere.
Particolarmente degni di nota sono stati gli incontri del 24 settembre 2015 al palais des nations di Ginevra, nel corso della fase di lavoro denominata “focus on Trieste”. Da una parte Arlon Stok (relatore), Stefano Ferluga e Nicola Sponza hanno fronteggiato per un ora la commissione OHCHR esponendo ad otto commissari ONU le pesanti inadempienze italiane sul porto internazionale di Trieste, concentrate nel rapporto di Triest NGO denominato “port inquiry” (link), e contemporaneamente, Alessandro Gombač ha presenziato ad un colloquio con Pol Planas dell’Office for High Commissioner for Human Rights, il quale ha affermato che “tutti coloro i quali dovevano sapere, sanno e che tutti coloro i quali dovevano essere informati, sono stati informati”, che “l’ONU sta cercando una soluzione politica alla questione di Trieste”, che “nessuno, a questo punto si assumerebbe la responsabilità di firmare un documento sulla questione di Trieste” ed ha esortato vivamente i triestini a proseguire sulla strada della richiesta del riconoscimento dei loro diritti umani, a cominciare dalla richiesta del diritto alla cittadinanza.
Viste le implicazioni geopolitiche, economiche, etniche e culturali contenute in una qualsiasi decisione sulla questione di Trieste, ci era stato comunicato che sia l’esito della procedura “port inquiry” che quella sul diritto alla cittadinanza erano state secretate.
L’Italia ha tentato di sminuire il tutto “nascondendo la spazzatura sotto al tappeto” facendo intervenire, il 25 settembre 2015, al termine dei lavori “focus on Trieste”, l’ambasciatore presso la sede Onu di Ginevra Maurizio Enrico Serra, il quale ha decantato a lungo quanto di buono ha fatto e sta facendo l’Italia per il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. Ma non per il Territorio Libero di Trieste.
Questo fino a ieri. Infatti, un mese dopo la discussione “focus on Trieste”, il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon, ha inviato (link) una lettera al Consiglio di Sicurezza nella quale fa il punto sui Territori mondiali posti sotto il controllo diretto del Consiglio di Sicurezza, appunto.
Accordi di Osimo neppure presi in considerazione dal Segretario del Consiglio di Sicurezza ONU, Ban Ki Moon.
Al quinto posto appare il Territorio Libero di Trieste, quello che va dal Timavo al Quieto. Il Segretario Generale dell’ONU afferma, il 21 ottobre 2015, che gli unici due documenti determinanti lo status giuridico attuale del Territorio Libero di Trieste sono la risoluzione XVI del 10 gennaio 1947 ed il trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Il Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954 è relegato dal Segretario Generale dell’ONU a semplice formula atta ad assegnare ai governi di Roma e Belgrado solo l’amministrazione civile delle due parti del TLT/STO/FTT fino a quel momento sotto controllo degli eserciti anglo/americano e jugoslavo.
ALL’AMMINISTRAZIONE CIVILE italiana e [ex]jugoslava, quindi, casomai fosse stato necessario ricordarlo, e non alla sovranità. Gli accordi di Osimo non vengono neppure menzionati nella lettera, come (per chi si è informato sulla questione) appare ovvio e logico.
Il segretario Generale dell’ONU afferma inoltre l’attuale validità degli allegati VI, VII e VIII determinanti oggi, nel 2016, l’esistenza de facto del Territorio Libero di Trieste. Per Trieste, per il suo Porto e per il suo Territorio nulla sarà più come prima.
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