Riportiamo e doverosamente correggiamo le parti peggiori di un recente intervento #raccattavoti recitato da una sconcertante Debora Serracchiani riguardanti il Porto franco internazionale di Trieste. Frottole che costei riesce a rifilare tutte in una volta sola (link al video).
Serracchiani: “…come abbiamo lavorato all’attuazione dell’Allegato VIII e del decreto attuativo”
FALSO. Lo Strumento per il Porto franco di Trieste, titolo esatto dell’Allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi del 1947, è stato approvato come Strumento del Territorio Libero di Trieste nella 16 Risoluzione del Consiglio di Sicurezza del 10 gennaio 1947 (vedi risoluzione S/RES/16 ) congiuntamente allo Statuto Permanente del Territorio Libero di Trieste (Allegato VI) e allo Strumento per il regime provvisorio del Territorio Libero di Trieste (Allegato VII) e dopo un mese, imposto alla soccombente Italia dai venti Stati vincitori e firmatari del Trattato di Pace stesso.
L’Allegato VIII non è lo Strumento ideato per un porto soggetto alle disposizioni delle leggi italiane, ma riguarda solo ed unicamente uno Stato terzo, il Territorio Libero di Trieste . La Serracchiani potrà stupirsi per quante volte nell’Allegato VIII l’esplicita menzione al TLT vi appare.
Forse non lo ha mai letto? Oppure finge di non conoscerne il contenuto?
La ragione per cui l’Allegato VIII si trova ad essere nel 2018 integro e in vigore come legge recepita dallo Stato italiano fin dal 1947, trae origine solamente dal fatto che l’Italia, duramente sconfitta nel secondo conflitto mondiale, ha dovuto accettare la perdita definitiva di Trieste, del Territorio e del nostro Porto franco, ed è stata obbligata perciò dalla comunità internazionale, a recepire in toto il Trattato di Pace nella propria legislazione, assieme a tutti i suoi allegati che ne sono correntemente parte integrante.
Nel decreto ministeriale – e NON attuativo dell’Allegato VIII – come dal piddì e supporters ingannevolmente contrabbandato, viene incredibilmente inserito come fonte di legge una non-legge: il Memorandum of Understanding of London del 1954 , rendendo questo atto amministrativo già viziato alla fonte ed illegittimo . Volete cortesemente indicarci, egregi sig.ri Debora Serracchiani e Zeno d’Agostino, quando e come questo Protocollo d’intesa (denominazione in lingua italiana dal significato diverso da “Trattato”) è stato recepito nella legislazione italiana? Può un decreto ministeriale fondarsi su una “non-legge”, che in ogni caso, riguarderebbe l’amministrazione civile di un altro Stato?
Serracchiani: “…diciamoci la verità (sic!)… lo stimolo, la spinta a fare (??) l’Allegato VIII è arrivato dai lavoratori portuali…. (pausa riflessione)”
FALSO. Con tutto il rispetto per le lotte sindacali dei lavoratori portuali, Le ricordiamo che fin dal 2011 c’è stata una spontanea e crescente mobilitazione popolare dei Cittadini di Trieste , che ha portato migliaia e migliaia di persone nelle piazze, nelle strade, nel Porto Vecchio e nelle aule del tribunale di Foro Ulpiano, tutti uniti al fine di ottenere il rispetto – e non la finta attuazione – dell’Allegato VIII (e non solo…).
In questi cinque anni è stata davvero così distratta da quanto accadeva a Trieste? Era forse troppo impegnata nella sua Roma e/o in Friuli per accorgersi della più significativa mobilitazione democratica avvenuta a Trieste nell’ultimo quarto di secolo?
Serracchiani: “…senza questo (nota: decreto) non stavamo neanche qui a discutere, ma adesso che ce lo abbiamo (nota bis: ma ce lo abbiamo che?), che quindi abbiamo potuto cambiare, spostare il punto franco, che il punto franco si potrebbe, dice, anche allargarsi, che si può fare un tipo di lavoro anche dentro il porto”
Se avesse letto l’Allegato VIII (le consigliamo nuovamente la lettura, peraltro non difficoltosa e non troppo impegnativa: le facilitiamo il compito, vedi qui), saprebbe che i cinque punti franchi del Porto internazionale di Trieste non si possono né sopprimere né spostare, ma soltanto ampliare previa consultazione con l’Assemblea popolare dei Cittadini del Territorio Libero.
Serracchiani: “quindi, e chiudo per non farla troppo lunga: rapporto con l’Agenzia delle Dogane fondamentale…”
Dogane italiane in una zona franca internazionale? Geniale! Ecco cosa mancava! Che ci stanno a fare le Dogane nazionali italiane in un zona franca ed extraterritoriale? Non le sembra si tratti di un contrasto insanabile nei fatti ed anche in contraddizione di termini ? Tutto ciò ricorda terribilmente il paradosso del porto franco internazionale (ma) italiano che state andando a tentar di rifilare in giro per il mondo.
Si fa notare inoltre, che nel fantomatico decreto ministeriale del 13 luglio 2017 per l’ “Organizzazione amministrativa per la gestione dei punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste”, lo scribacchino menziona anche il Decreto del Presidente della Repubblica del 23/01/1973 n. 43. Importante: tale decreto del 1973 indica la Legge 1430, quella che contempla per l’Italia l’ottemperanza del Trattato di pace, compreso l’all. VIII dal primo al ventiseiesimo punto. Altro che Memorandum.
Decreto del Presidente della Repubblica 43/1973
Testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Articolo 169 – Punti franchi nel porto di Trieste.
Per i punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste di cui all’allegato VIII al trattato di pace fra l’Italia e le potenze alleate ed associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 e reso esecutivo con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, restano ferme, in deroga a quanto stabilito nei precedenti articoli, le vigenti disposizioni più favorevoli.
Crediamo a ragion veduta, vada censurata questa sua goffa performance. Non appare affatto migliore di quella precedente del 27 giugno 2017, quando davanti ad una folta platea di figuranti, finse sfacciatamente di firmare il “decreto attuativo” (assieme alla sua fedele spalla Zeno D’Agostino) , documento risultato essere in realtà, dopo qualche giorno, un “decreto ministeriale” gravemente viziato e sottoscritto dai ministri italiani Padoan/Delrio, non da lei e neppure dal direttore del Porto.
In seguito a tutto il bailamme che ci propinate ultimamente, una domanda sorge spontanea: gli operatori delle società operanti nel Porto franco di Trieste, sono tutti sprovveduti quanto lei? Oppure qualcuno la sa più lunga e magari sta già da tempo operando come da Allegato VIII in regime *estero su estero*?
Nessun problema: stiamo continuando a seguirvi con attenzione, in primis perché le leggi per Trieste le conosciamo meglio di voi e poi perché ci è stato chiesto di farlo per rapportare dettagliatamente quanto l’Italia sta combinando dalle nostre parti.