intervento del 19/1/2015
TRIEST NGO è un’organizzazione nonviolenta ed apolitica, e siamo membri rappresentanti dei cittadini del Territorio Libero di Trieste presso l’UNPO, l’Organizzazione delle Nazioni e dei Popoli Non-rappresentati.
Il nostro punto di vista relativamente esterno ci permette di vedere la realtà in cui il nostro Territorio ed il nostro Porto versano, e ci permette di cominciare a cercare le responsabilità di questo.
Per capire il grave stato di illegalità in cui versa il nostro Porto basta citare un solo articolo dell’Allegato VIII al Trattato di Pace, i cui articoli da 1 a 20 sono riconosciuti come in vigore addirittura dalle corti italiane.
Art. 18.2: “Il Direttore non deve essere cittadino [ex]jugoslavo o italiano.”
E’ del tutto evidente che la nomina di tutti gli amministratori diretti del Porto Libero di Trieste è stata del tutto illegittima e in contrasto con i trattati vigenti . Sono inclusi il genovese Maresca, la romana Monassi e il veronese D’Agostino, che non sono in possesso dei requisiti legali per amministrare il nostro Porto!
Al che viene da chiedersi: i componenti dei vari consigli e giunte comunali dove sono stati, nei decenni scorsi? Su Marte? Possibile che si dimostri di non volere nemmeno consultarle e comprenderle, le leggi in vigore?
E questo non è un dettaglio, ma un articolo dettato da logica e buon senso: un direttore slegato dalle logiche dei paesi confinanti tenderà a lavorare per la cittadinanza e per lo sviluppo di Trieste. E questa è, evidentemente, per il governo italiano (e per molti politici locali) una prospettiva indesiderabile.
L’Italia è riuscita a violare praticamente ogni articolo dell’Allegato VIII al Trattato di pace.
Un altro esempio riguarda proprio il recente tentativo, da parte dello stato italiano, di sovrapporsi al diritto internazionale che invece vi è superiore. La cosiddetta ‘sdemanializzazione’.
Art. 3.1: “L’area del Porto Libero include il territorio ed installazioni delle zone franche del porto di Trieste entro i limiti dei confini del 1939.”
Ora, o quest’articolo viene cambiato – e l’italia non ha il potere per farlo – oppure lo si semplicemente applica! Applicarlo esclude, ovviamente, che ci sia qualunque spostamento che riduca i confini del 1939. Questi confini includono l’intera area del Porto Nord detto Vecchio. Il Trattato di Pace è chiarissimo , a riguardo, quindi.
Chiunque sostenga che la nostra Free Zone possa essere rimossa dall’area del porto vecchio mente: che sia sapendo di mentire oppure per semplice ignoranza, non sta a noi dirlo. Ma dopo decenni di spopolamento costante, questo risulta ancora più inaccettabile. Ora lo sapete. E d’ora in avanti non potrete più mentire , su quest’argomento.
Tornando alla questione internazionale, l’Italia ha sottoscritto dei patti specifici, per l’applicazione dei diritti umani. Uno di questi è MOLTO chiaro, per quanto riguarda il nostro Porto.
Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali (Italia: firmato 1967, ratificato 1978).
Art. 6.1: “Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto al lavoro […] e prenderanno le misure appropriate per garantire tale diritto.“
Il diritto al lavoro è quindi del tutto centrale, per l’ONU. Buono a sapersi. Ma continuiamo:
Art. 1.2: “Per raggiungere i loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali, senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata sul principio del mutuo interesse, e dal diritto internazionale.[…]”
Art. 25: “Nessuna disposizione del presente Patto può essere interpretata in senso lesivo del diritto inerente a tutti i popoli di godere e di disporre pienamente e liberamente delle loro ricchezze e risorse naturali.”
Un Porto come il nostro, dotato di fondali profondissimi e in una posizione tanto vantaggiosa non è forse una risorsa naturale? Una Free Zone garantita da trattati internazionali non è forse una ricchezza, che sta venendo, come abbiamo dimostrato, boicottata volontariamente da chi ne dovrebbe gestire lo sviluppo?
Art. 28: “Le disposizioni del presente Patto si applicano, senza limitazione o eccezione alcuna, a tutte le unità costitutive degli Stati federali.”
Sia chiaro, quindi: le responsabilità di tutto questo non sono solamente dei governi, ma anche degli enti locali. Fare finta di niente non è più accettabile, se mai lo è stato!
Oggi abbiamo accesso, grazie ad alcune fra le più rinomate NGO internazionali, alle assemblee a livello ONU, e questo non potrà che svilupparsi ulteriormente, in futuro.
Questo consiglio comunale, la provincia virtuale che ci ritroviamo, assieme a quella regione che pretenderebbe di fare carta straccia di ogni trattato sul nostro Porto, assieme al governo italiano saranno considerati responsabili diretti di ogni ulteriore violazione. E ne risponderanno alla cittadinanza, ve lo possiamo garantire.
Quando avrete dato una risposta a questo, ed avrete iniziato ad agire a riguardo, potrete essere considerati degli amministratori quantomeno decenti.