La disputa riguardante il confine marittimo che attraversa il golfo di Pirano e il tratto terrestre dell’area Sicciole-Dragogna, ha generato nel corso degli ultimi anni non pochi screzi e tensioni diplomatiche tra Slovenia e Croazia. La questione è stata anche posta dalla Slovenia dal 2008 al 2013 come ostacolo per l’entrata della Croazia nell’Unione Europea. Successivamente, Lubiana e Zagabria, hanno ritenuto di delegare la definizione di una soluzione ad un arbitrato internazionale all’Aja. Nel 2015, in seguito a gravi scorrettezze da parte slovena durante lo svolgimento dell’arbitrato, testimoniate dalle intercettazioni telefoniche tra un giudice e un agente sloveno, il cosiddetto “Pirangate”, la Croazia proclamava con decisione unilaterale, il suo ritiro dall’arbitrato. Tale ritiro non è stato accettato però dalla Slovenia.
La questione della disputa è piuttosto semplice: né la Slovenia né la Croazia possiedono la sovranità su quel tratto terrestre e marittimo in quanto, su quel lembo di terra e di mare, la sovranità appartiene a tutt’oggi al Territorio Libero di Trieste, territorio che entrambe stanno occupando in maniera illegale e palese dal 1954 in poi, come abbiamo documentato nel nostro articolo pubblicato il 29 marzo 2017 “Come Slovenia e Croazia hanno annesso nel 1954 la zona B del Territorio Libero di Trieste – e perché questo è totalmente illegale”.
In questi ultimi mesi, gli attriti tra questi due Stati sembrano essersi intensificati proprio a causa del ritiro dall’arbitrato da parte della Croazia. In un articolo del Piccolo del 14/01/2017 si legge che il Ministro degli esteri sloveno Karl Erjavec, minacciava “conseguenze” per i turisti in transito da e per la Croazia, area extra-Schengen, se la Croazia “non accetterà le decisioni internazionali sul golfo di Pirano”. Si parlava addirittura del timore di “sabotaggio sloveno del turismo croato”, cosa che nei fatti sta avvenendo, anche se ufficialmente ciò si verifica in seguito ad una decisione “messa a punto dai ministri degli Interni europei e approvata dall’Europarlamento nonché dal Consiglio europeo lo scorso 15 marzo” con motivazioni attinenti a logiche di anti-terrorismo.
Sono previsti infatti lunghi e severi controlli su ogni singola persona che attraverserà anche gli illegittimi e antistorici “confini terresti” tra Slovenia e Croazia nel tratto Sicciole-Dragogna, che genereranno inevitabilmente file interminabili di vacanzieri e di conseguenza rilevanti disagi al comparto del turismo croato, fonte primaria di ricchezza per i croati. Per non parlare dell’impossibilità di affrontare simili file per i lavoratori transfrontalieri, così come per tutti coloro, triestini compresi, che abitualmente si recano nell’Istria croata. A quanto pare, peggio che negli anni dei blocchi ideologici contrapposti.
Quanto dichiarato solo pochi mesi fa dal Ministro degli esteri sloveno Karl Erjavec, fa comprendere in maniera evidente la vera ragione del disagio che si vuole creare sul “confine”: gli sloveni stanno usando una questione estremamente seria e sentita, quella del terrorismo, sfruttando il comprensibile timore che si è generato in tutti noi riguardo questo problema – a danno dei turisti provenienti dall’Europa, dei residenti del TLT e dei tanti cittadini croati e sloveni che giornalmente attraversano i confini per motivi di lavoro o personali – per far accettare e poter applicare questa direttiva/diktat europea rigidissima, come pretesto per punire Zagabria per essersi ritirata dall’arbitrato dell’Aja. Arbitrato internazionale che entrambe i contendenti hanno intrapreso svogliatamente e a causa delle illecite rivendicazioni territoriali su questa parte cruciale della zona B del TLT, che trascinandosi negli anni ha ottenuto solo il risultato di complicare pericolosamente i rapporti tra le due repubbliche dell’ex Jugoslavia. Ma a farne le spese saranno, ancora una volta, i cittadini.
Incredibilmente quindi, oggi come in passato, i cittadini del Territorio Libero di Trieste (e non solo), nei piani di qualche arrogante governante periferico, dovrebbero essere merce inerte di scambio, usati allo scopo di far valere una sovranità, in questo caso quella di Slovenia e Croazia, inesistente.
Di seguito i link degli articoli del Piccolo inerenti la questione e un estratto degli stessi.
Articolo del Piccolo del 14/01/2017: LUBIANA SPAVENTA I CROATI: PIU’ CONTROLLI AI VALICHI
“Il ministro Erjavec minaccia «conseguenze» per i turisti in transito se Zagabria non accetterà le decisioni internazionali sul golfo di Pirano.”
ZAGABRIA. Saranno i turisti diretti quest’estate in Istria e in Dalmazia a pagare il conto della crisi diplomatica tra Croazia e Slovenia? A leggere lo scambio di battute di questi giorni tra Zagabria e Lubiana, sembrerebbe proprio di sì. L’irrisolta questione del golfo di Pirano, nelle cui acque il confine tra i due paesi deve ancora essere tracciato, è stata infatti improvvisamente associata alla prossima stagione turistica, dopo che una dichiarazione del ministro degli Esteri sloveno ha scatenato presso i vicini il timore di un «sabotaggio sloveno del turismo croato», per riportare un’espressione usata dalla stampa croata
È successo che il capo della diplomazia di Lubiana, Karl Erjavec, ha dichiarato in un’intervista televisiva che se la Croazia non accetterà la decisione del tribunale arbitrale sul golfo di Pirano, ci saranno inevitabili conseguenze. «Penso ai turisti che dall’Austria e dalla Germania si dirigono sulla costa croata passando per la Slovenia», ha detto Erjavec, lasciando balenare le immagini di lunghe code ai valichi di frontiera. […]
Ripresa dal quotidiano fiumano Novi List, l’intervista di Erjavec ha così scatenato subito una polemica in Croazia, un paese che – non essendo ancora membro dell’area Schengen – ha in orrore gli eccessivi controlli sui “propri” vacanzieri, considerato anche il fatto che il turismo, per Zagabria, rappresenta circa un quinto del Pil nazionale e che gli investimenti nel settore sono continui e rilevanti.
Ecco che la sibillina affermazione di Erjavec ha scatenato un polverone, chiamando in causa ministri, eurodeputati e persino il Presidente della repubblica slovena. Nel paventare, come una sorta di ritorsione, un possibile rallentamento dei turisti diretti in Croazia, Erjavec ha fatto riferimento al Tribunale internazionale di arbitrato al quale Croazia e Slovenia si sono sottoposte nel 2010 per tracciare il confine nelle acque del golfo di Pirano, ma che Zagabria ha abbandonato nel 2015 (dopo la fuga di notizie tra un giudice della corte e la rappresentanza slovena). Da allora, la Croazia assicura che qualunque sarà il verdetto della corte, da parte croata nulla verrà messo in pratica.
Ma un’eventuale non applicazione del verdetto «farà più danni alla Croazia che alla Slovenia», ha concluso appunto Erjavec […]”
Articolo del Piccolo del 29/03/2017: ANTI-TERRORISMO, ATTESO UN “MURO” DI CONTROLLI AI VALICHI ISTRIANI
“Dal 7 aprile controlli per tutti lungo la frontiera dell’area Schengen Slovenia-Croazia.
TRIESTE. Il terrorismo fa paura. Tanta paura, anche perché è difficile “controllarlo” e prevenire i suoi atti. Così, a partire dal prossimo 7 aprile, attraversare un confine che da una zona extra Schengen consenta l’accesso all’area di libero transito dell’Unione europea, sarà assolutamente meno agevole che in passato.
Qualsiasi persona in transito, infatti, dovrà essere controllata, letti i suoi documenti e verificato che da essi non appaia l’identità di un soggetto che per l’Europa sia considerato “pericoloso” o perlomeno “sospetto”. La decisione è stata presa a Bruxelles dal vertice dei ministri degli Interni dell’Ue svoltosi lunedì scorso.
La direttiva è chiara e senza possibilità di essere fraintesa. A Lubiana non hanno dubbi e spiegano che qualsivoglia persona che entrerà nell’area Schengen, sia esso cittadino comunitario o extracomunitario, sarà sottoposto al controllo del passaporto e quindi della propria identità. […] Sta di fatto però – e a Lubiana se ne sono resi conto in tempo reale – che la direttiva presa dai ministri degli Interni dell’Ue sarà la causa di lunghe e interminabili code nell’imminente periodo estivo lungo il confine tra Croazia (extra Schengen ma nell’Ue) e la Slovenia.”
Articolo del Piccolo del 04/04/2017: CONFINI BLINDATI IN ISTRIA: INCUBO CODE DA VENERDI’
“Conto alla rovescia per la direttiva Ue che prevede controlli strettissimi su ogni auto in entrata e uscita ai valichi tra la Slovenia e la Croazia.
LUBIANA. Signore e signori il caos è servito. A partire da venerdì prossimo, infatti, scatteranno le nuove norme relative ai controlli lungo i confini esterni di Schengen. E lungo il limes che divide Slovenia (confine esterno per l’appunto) e Croazia si formeranno code chilometriche che diventeranno “epiche” con l’arrivo della piena stagione turistica […]
La direttiva europea, messa a punto dai ministri degli Interni europei e approvata dall’Europarlamento nonché dal Consiglio europeo lo scorso 15 marzo, prevede che la polizia della frontiera esterna di Schengen debba controllare tutti, ma proprio tutti, i documenti di chi esce e di chi entra. […] Il poliziotto al confine dovrà scannerizzare tutti i documenti e attendere la risposta dei tre sistemi informatici per poi dare disco verde al transito. […]
Il fatto è che tale direttiva dovrà essere eventualmente annullata dalle autorità europee solamente quando le stesse riterranno che il rischio terrorismo sia sceso di livello. E le popolazioni che vivono a ridosso dei confini sono già nel panico. Perché c’è un intenso traffico transfrontaliero verso entrambi i Paesi con persone che quotidianamente transitano lungo il confine per recarsi al proprio posto di lavoro, altri per fare la spesa, altri ancora per mantenere contatti familiari tra nuclei che sono stati divisi proprio dal confine. […] L’Europa ha previsto i disagi ma se ne è molto pilatescamente lavata le mani affermando che saranno rinforzati gli organi di polizia alle frontiere. […] Polizia slovena i cui vertici hanno già dichiarato che ai confini opererà con le forze a disposizione. Punto. A confermare che si sta avvicinando il caos ai confini sono i sindacati di polizia della Slovenia […] «Siamo molto arrabbiati – spiegano i sindacalisti a Lubiana – davanti alle dichiarazioni del governo in cui si legge che il traffico di confine continuerà senza problemi e sul fatto che l’esecutivo abbia assunto la direttiva europea senza chiedere un’eccezione» proprio per l’area istriana.”