Alcune osservazioni di TRIEST NGO (membro rappresentante del Territorio Libero di Trieste) dall’Assemblea Generale UNPO al Parlamento Europeo di Bruxelles, luglio 2015.
Riteniamo questi contenuti davvero fondamentali per i triestini di oggi, intendiamo quindi condividerli con quest’articolo.
Baschi, Catalani, Bretoni, Scozzesi assieme a rappresentanti delle comunità popolari della Mauritania, del Kosovo, dell’est Bangladesh e dei Cristiani della Siria, riuniti al Parlamento Europeo di Bruxelles.
Differenze geografiche e culturali che nessuna globalizzazione potrà mai equalizzare.
Cosa accomuna genti apparentemente così diverse tra loro con i Cittadini del Territorio Libero di Trieste?
Ad unirli, adesso, oltre al risultato dell’impagabile lavoro pluriennale dell’UNPO con i suoi collaboratori, è la consapevolezza, focalizzata su valori cromatici indescrivibilmente diversi tra loro, dell’essere qualcosa (molto) di più di un sia pur “orgogliosamente diverso” gruppo etnico – culturale. I Popoli della costellazione UNPO adesso intendono compiere, ognuno a modo suo, il passo successivo: quello che li farà universalmente riconoscere come Nazioni/Stati/Paesi (come già hanno fatto ex-membri come Estonia, Armenia, Timor Est…) anche dall’intera comunità di Stati, quelli che abbiamo conosciuto finora e che magari volevano farci credere eterni, perennemente sigillati nei loro confini, quelli dei libri di geografia pubblicati dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Dissoluzioni di imperi e nuove capitali possono accadere solo nell’ex Unione Sovietica e nell’ex Jugoslavia e noi possiamo esser solo privilegiati spettatori televisivi degli eventi, vero?
“Quasi Stati” europei potenti nel loro furore propositivo. E’ il loro momento. Scozzesi, di fatto già oltre al punto di non ritorno indipendentistico, con un loro sistema sanitario differenziato da quello Inglese ed un controllo diretto sull’imposizione fiscale; Catalani sulla stessa strada, con il governo di Madrid preoccupato più a contenere entro limiti “non umilianti” per la Spagna le conseguenze dell’attacco diretto da Barcellona, che a impelagarsi intraprendendo una battaglia politica persa in partenza contro i “quasi ex” connazionali iberici.
I Bretoni hanno dichiarato da anni una sorta di “cessate il fuoco” nei confronti del governo di Parigi; fuoco cessato nel vero senso del termine. Le popolazioni celtiche della Bretagna, infatti, nel recente passato, anziché essersi auto appiccate il fuoco come i bonzi quando la pressione fiscale francese si è fatta per loro iniqua ed insostenibile (all’italiana), il fuoco lo hanno dato alle agenzie delle entrate francesi presenti sul loro territorio, ed anche a qualche ponte stradale, per sicurezza. Ma si è trattato di episodi estremi ed isolati, in ogni caso. I movimenti indipendentisti del vecchio continente sono comunque non violenti, ma nello stesso tempo estremamente attivi, comunicativamente parlando.
Dall’altra parte, a distanze siderali, ci sono gli eroici rappresentanti dei movimenti identitari e/o indipendentisti africani ed asiatici, per i quali è spesso inconcepibile addirittura poter parlare e scrivere liberamente nella loro terra della loro terra. Rischiano di essere giustiziati solo per aver creato un loro sito internet.
Come si pone Trieste con il suo Territorio in un così multiforme – ma affatto caotico – scenario? C’è un aspetto che differenzia Trieste da tutti gli altri Stati in via di formazione: la solida base legale internazionalmente riconosciuta costituita dagli allegati per il TLT al Trattato di pace; Leggi irriproducibili per qualsiasi altra Free Zone di questo mondo, non importabili e non esportabili. Le leggi per Trieste sono le Leggi per Trieste, capolavoro oggi ripreso, ma sorto già nel 1719 in seguito all’ufficializzazione dell’esistenza una zona di libero scambio multietnica nel cuore d’Europa.
Alcune dichiarazioni
Scozia
Non abbiamo vinto il referendum, ma è davvero notevole tutto quello che è avvenuto durante e dopo quest’evento! Il tipo di partecipazione a cui abbiamo assistito è qualcosa a cui non avevamo mai assistito prima.
Dopo il referendum, le persone semplicemente non volevano fermarsi, ed il supporto ad una Scozia indipendente è stato in costante crescita, da allora.
Paesi Baschi
La Spagna e la Francia non sono tolleranti nei nostri confronti, e non proprio paesi democratici.
Per noi il controllo delle tasse sul nostro territorio è l’argomento-chiave, e loro fanno il possibile perché non ci sia pienamente concesso.
Anche in questi ambiti, la para-diplomazia e la diplomazia dovrebbero coesistere e rispettarsi. Non muoversi una contro l’altra come spesso avviene.
Kosovo
Quando ci siamo impegnati pacificamente, ponendo l’altra guancia, come nel 1991, l’indipendenza per noi, al contrario di molti altri casi, non ha funzionato. Abbiamo ricevuto adeguate attenzioni solamente quando abbiamo iniziato ad usare le armi. Ma attenzione, abbiamo imparato una cosa: quando si inizia ad utilizzare le armi per ottenere le propria libertà, poi queste stesse armi finiscono per essere usate contro noi stessi. Oggi stiamo decisamente pagando il prezzo, per quelle armi, per esempio in tutti i negoziati con la Serbia.
Raggiungere la libertà non termina con il raggiungimento dell’indipendenza. Indipendentemente da quanto ci si possa provare, non si sarà mai soddisfatti al 100%.
Oggi, molti nel mondo hanno paura di rompere l’attuale status quo. La nostra sola fortuna, nell’ottenere l’indipendenza, è stata la nostra posizione geografica [nota: un aspetto decisamente degno di nota per Trieste].
Catalonia
Come siamo arrivati a dare una tale forza alla spinta verso l’indipendenza?
Il governo spagnolo peggiora costantemente la nostra condizione, sfidandoci costantemente su questioni per noi sensibili. Abbiamo speso anni e anni a cercare di cambiare la natura dello stato spagnolo. Oggi ci rendiamo conto che questo non è possibile.
Per noi chiunque viva in Catalonia, è catalano, indipendentemente dalle sue origini o lingua.
L’obiettivo dell’indipendenza è ora pienamente condiviso fra i cittadini di ogni opinione, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Questa è la nostra vera forza.
La nostra forza è una società civile attiva ed eterogenea.
Ungheresi in Romania
La mancanza di voce in situazioni complesse è il vero problema. “La richiesta di autonomia è una minaccia diretta alla sicurezza nazionale rumena”, è quello che il capo dell’intelligence rumena ha dichiarato. Una semplice opinione è abbastanza da costituire una minaccia!
L’Unione Europea nega persino la “soft law” (legge non-vincolante): i diritti delle minoranze devono essere garantiti in fase di applicazione degli stati, ma una volta che diventano membri, questi diritti non devono più essere garantiti.
L’UE non ha alcuna lista di lingue e culture in pericolo in Europa (più di 100), per questo motivo l’unica fonte utile a riguardo è l’UNESCO. Più in generale, l’UE chiude la porta di fronte ai nostri problemi.
Alla nostra domanda: “ Come combinare al meglio le azioni internazionali e le iniziative locali? Esistono degli esempi di successo? “, la rappresentanza Haratin (Mauritania) ha suggerito che le connessioni veloci che si possono ottenere con le nuove tecnologie sono quello di cui gli oppressori hanno davvero paura, e sono state la causa primaria dei loro progressi.
Creare una rete globale di “comunicatori”, lontani dai regimi di riferimento, [nota: un aspetto a cui Triest Ngo sta lavorando, se potete contattateci per aiutarci a svilupparlo] è quindi un ottimo strumento per il successo delle proprie campagne.
La rappresentanza del Kosovo ha suggerito che è proprio su questa stessa domanda, che qualsiasi azione di successo deve maggiormente focalizzarsi.
Quello del rapporto fra azioni locali ed internazionali è quindi di un aspetto su cui concentrare molte delle proprie energie: l’indipendenza non è mai un atto unilaterale.